Io sono nato nel 1981, e vivevo in campagna. Con quei due o tre amichetti che vivevano li in giro e che non facevano i contadini la nostra attività principale era giocare nei boschi a prenderci a bastonate. Era un gioco bellissimo d’altri tempi. Ma quando faceva brutto tempo ci rintanavamo in casa di uno o dell’altro, giocavamo coi primi computer (ognuno ne possedeva uno diverso, io avevo il tristissimo Spectrum, mentre il bimbo più ricco aveva il commodore 64… poi arrivò l’amiga e tutti avevamo l’amiga ed era bellissimo, ma questa è un’altra storia), guardavamo cartoni animati di robottoni e leggevamo fumetti.
Poi il fratello più grande di uno di questi amichetti ci fece scoprire il mondo dei giochi di ruolo, di dungeons and dragons, e fu amore preadolescente alla follia.
Come tutti i bimbi sognavamo, e dato che ero figlio unico pensavo a intrattenimenti degni di nota anche per quando i miei amichetti tornavano ognuno a casa sua.
“Sarebbe proprio bello se un giorno facessero videogiochi che sembrano film, magari di d&d…” e direi che sono stato esaudito con gli anni. Basta pensare a un Oblivion, a Dragon Age…
E poi sognavo un film dei Vendicatori. E ora, a trent’anni, ho visto il film dei Vendicatori. Un film dei Vendicatori che prende tanto dagli Ultimates di Millar quanto dalle storie classiche, dove ci sono nemici cosmici, intrecci semplici e combattimenti ganassa. In una parola: Woaaaaaaaaaaaaaah!!!!!!!
I difetti di sceneggiatura che affliggono la pellicola li lascio ad altri, io lo so ad esempio chi sono i chitauri, nessuno me lo deve spiegare, e del fatto che nel film non ci provino neanche ad andare oltre al “sono alieni parecchio rognosi che vogliono spaccare tutto sulla terra” non me ne frega molto.
Quello che frega a me è che ho trovato sullo schermo una delle mie immaginazioni di bimbo, e che quando sono uscito dalla sala il mio entusiasmometro era alle stelle. Il film ha tanti difetti, ma ha anche l’unica cosa che gli chiedevo: il sense of wonder.
E del resto chi se ne frega.
Ps: Ho visto il film in ritardo perché ero in Spagna, e una sera mentre mangiavo una Fideuà alla tele davano Rayo Vallecano – Barcellona. Il Rayo è una banda di brughi di un quartiere popolare madrileno con l’inno scritto e suonato da uno peggiori crimini musicali contro l’umanità di sempre, ma aveva come sponsor sulle magliette “I vengadores”! Nonostante ciò hanno preso sette pappine.